Esempio di particolare interesse nell’ambito dell’architettura veneziana per le vicende della sua trasformazione architettonica da palazzo tardo medioevale di tipo “veneto bizantino” (sec. XIII) a dimora settecentesca tardobarocca.
La prima fase edificatoria è antecedente al XIII sec.; fa seguito quella ascrivibile ai Grimani (XIII-XVII sec.), cui appartengono l’antica vera da pozzo, le colonne della loggia d’acqua ed alcune vestigia risalenti al XIV-XV sec. Agli Zen dalle Colonne si deve la consistente riedificazione del palazzo, ultimata nell’estate del 1697 e di poco precedente al passaggio di proprietà, nel 1702, all’ultimo duca di Mantova, Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers (1652-1708), da cui la calle stessa sul fronte interno prende il nome. I lavori furono affidati ad Antonio Gaspari (1656-1723) che ne ridefinì la distribuzione, vi aggiunse un salone per la musica al primo piano nobile, e concepì la facciata esterna come la scaffalatura di un gabinetto da collezionista.
Dopo alterne vicende ereditarie, nel 1712 il palazzo viene acquisito dai Michiel, cui si deve l'aggiunta dell'ultimo piano con terrazza prospiciente il Canal Grande. All’unione delle case Michiel e Renier Zen (1775) si debbono ricollegare gli apparati decorativi degli interni del primo piano nobile, condotti a termine da Michelangelo Morlaiter e Francesco Zanchi.
La radicale ristrutturazione del pian terreno e la costruzione di un nuovo vano scala principale furono compiute poco dopo la metà del XIX secolo, prima dell’acquisto ereditario da parte di Leopardo Martinengo e per suo tramite dei Donà dalle Rose. A queste si aggiunsero quelle assai più radicali attuate nel corso del XX sec. quando nell’edificio furono accolte la Casa del Fascio, la Ca’ Littoria (1935-1945), la Camera del lavoro, Ca’ Matteotti (1945-1954), e, successivamente, gli uffici del demanio, con la demolizione e l’ulteriore sostituzione di solai.
L’apparato decorativo degli ambienti interni risente delle influenze del passaggio al rococò e al classicismo dal gusto tardo barocco, con particolare riferimento, per quelle del primo piano nobile, ai lavori di decorazione del salone di Palazzo Pisani Moretta che Jacopo Guarana concluse nel 1772; le decorazioni del secondo piano nobile e del primo mezzanino sono databili verso la metà del XVIII sec. in poi, ispirate agli apparati decorativi di Palazzo Contarini Fasan.
Le tematiche pittoriche delle allegorie rappresentate - Allegoria della Vittoria, Trionfo del Merito e Allegoria dell’Abbondanza al primo piano nobile e, al piano superiore, Allegoria della Pace - appartengono al panorama delle figurazioni allegoriche della pittura veneziana fra Sei e Settecento, con particolare riferimento alle coeve opere del Tiepolo e soprattutto del Guarana, compiute in Venezia alla metà del XVIII sec.
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